martedì 12 luglio 2011

Inedito senza titolo, luglio 2011

Ricordo bene quel genere di sensazione, e il mio approccio ad essa. In verità, c’ho girato intorno per gran parte della mia vita. Posso tranquillamente affermare che, se sono qui adesso, è soprattutto perché sono stato spinto dalla continua ricerca di quella sensazione, dall’attrazione verso una sfida che è tanto più avvincente quanto più ardua appare la sua realizzazione. Forse è proprio l’improbabilità di successo a tenere tesa la corda e alimentare sogni e speranze. Il risultato, quand’anche riuscissi a conseguirlo, non avrebbe mai lo stesso gusto provato nel tentativo di arrivarci.

Oggi mi sento moderatamente in pace con me stesso ed il mondo, almeno rispetto ad altri periodi. Tuttavia, la strada che vedo pararmisi davanti rimane lastricata d’insidie ed intoppi. Che gli ostacoli debbano essere superati o aggirati, quel che per me conta è avere ben fissa nel cuore e nella mente l’eccitazione di mirare ad un bersaglio che chiunque non mi riterrebbe all’altezza di colpire. Poi, magari, centratolo, anziché esultare, mi apparirebbe scialbo e pretestuoso, inizierei a vedere il vuoto dentro e attorno a me, e il terrore di non aver più nulla per cui lottare mi schiaccerebbe inesorabilmente, e allora davvero non sarei in grado di risollevarmi.

Un episodio rivelatore. Un giorno, ero molto piccolo, sarà stato venticinque anni fa o poco meno, mi dimostrai estremamente brillante in una determinata situazione. Avevo raggiunto qualcosa di significativo, avrei avuto ottime ragioni per festeggiare. Eppure, forse per la prima volta nella mia vita, senz’altro la prima che riesca a focalizzare nella mente, avvertii quel retrogusto amaro che m’ha sempre impedito di godermi appieno le poche soddisfazioni che mi sono tolto. Da allora, magari inconsciamente, la rincorsa per me divenne di gran lunga più importante del salto. Il salto, spesso e volentieri, nemmeno l’ho spiccato.

Fatto sta che le persone complicate si ritrovano a dover gestire situazioni complicate. Fa parte del gioco, no? Tutto ciò che desideravo nella vita, non ho mai smesso di considerarlo possibile. Assai di rado ho tagliato dei traguardi che m’ero prefissato. Ma non m’importa granché. Mi restano ancora tante cose da fare prima di sgombrare il campo, che siano più o meno realistiche non fa differenza per me. Procedo per non disperdere l’ebbrezza di questa sensazione impagabilmente intensa.

Quei sogni li intravedo, sarebbero anche a portata di mano, cosicché non smetto d’inseguirli. Nei momenti bui mi rincuora enormemente avere degli obiettivi da perseguire, qualcosa in cui credere per andare avanti. È quel bagliore che appare di volta in volta, assumendo svariate fattezze, a convincermi che, sì, ne vale la pena.

Continuo a girarci intorno.

Sono ancora vivo.

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