domenica 4 dicembre 2011

"Dall'altro verso il baratro" - Nuovo romanzo ristampato sul sito!

Poche ciance. “Dall’altro verso il baratro” è da oggi disponibile sul mio sito ufficiale http://www.ljuboungherelli.it, liberamente scaricabile tramite licenza Creative Commons.

Non si tratta del mio romanzo meglio riuscito, senza dubbio. Ma forse è quello più importante, per la svolta che prefigura a livello di stile, atmosfere e tematiche. E perché gli devo la mia vita.

Rispetto alla prima stesura, risalente al febbraio 2004, la versione approntata per l’edizione digitale spazza via le indecisioni che mi portavo dietro all’epoca, e risulta assai meglio a fuoco.

Da qui in poi, il cosiddetto “Scream of consciousness” inizierà a levarsi dalle pagine di ogni mia opera, con modalità sempre differenti ed originali. Il punto di partenza, dunque, si chiama “Dall’altro verso il baratro”.

Per ulteriori delucidazioni, rimando alla nota che accompagna la pubblicazione, anch’essa scaricabile dal sito.

Avete ora a disposizione ben cinque romanzi del più grande scrittore vivente e, in attesa di nuove ristampe digitali nel 2012, rilancio la sfida: siete proprio sicuri di poter trovare di meglio sugli scaffali delle librerie?

mercoledì 2 novembre 2011

"Progetto Idioma" - album in free download!

Il primo, omonimo album di Progetto Idioma è liberamente scaricabile sulla pagina Bandcamp del gruppo!


venerdì 28 ottobre 2011

"Posta da filmare" - Nuovo romanzo ristampato sul sito!

Sette anni fa, completavo la stesura di “Posta da filmare”.
Sette anni più tardi, “Posta da filmare” viene pubblicato sul mio sito ufficiale http://www.ljuboungherelli.it

L’edizione digitale, licenziata via Creative Commons, restituisce al pubblico il mio quinto romanzo, senz’altro il più famoso e famigerato nella ristretta cerchia di persone che hanno avuto a che fare con la prosa del sottoscritto.
Qualcuno ne è stato entusiasta, qualcun altro l’ha giudicato un’immane porcheria. Nessuno, ad ogni modo, è rimasto indifferente.

Pochi fronzoli per un testo che, partendo da uno scenario di pseudofantascienza (la periferia fiorentina divenuta, nel 2016/17 circa, una sorta di claustrofobico ghetto multietnico), traccia senza retorica un quadro spietato della realtà quotidiana, con uno stile asciutto e diretto a puntellare una storia di sicura efficacia narrativa, con buona pace dei detrattori. Il cosiddetto “Scream of consciousness”, il grido interiore di un’esistenza pervasa da un latente malessere, erompe con un clangore che spazza via tutto quanto trova sulla propria strada.

Se avete voglia di una storia avvincente, finanche divertente, e che al contempo vi costringa a tener drizzate le antenne e non abbassare mai la guardia, scaricate e leggete “Posta da filmare”. Viceversa, potete sempre anestetizzarvi i sensi con le svariate amenità che furoreggiano sugli scaffali delle librerie e vi vengono spacciati per romanzi. La sfida resta la solita: credete davvero di riuscire a trovare roba migliore di quella che posso offrirvi io?
Chiudo citando un’esclamazione contenuta nel romanzo, e divenuta di recente il rabbioso e catartico sfogo che risuona durante i concerti di Progetto Idioma (il gruppo di cui faccio parte): “Tutti a casa!”

giovedì 8 settembre 2011

"Galvanoterapia" - Nuova ristampa sul sito!

Voilà! Il piano ristampe del mio catalogo attraverso il sito ufficiale http://www.ljuboungherelli.it non conosce soste!

Da oggi è infatti disponibile, nel quinto anniversario del suo completamento, “Galvanoterapia”. Fulgido esempio di “narrativa discount”, l’opera comprende due romanzi, raccolti in un unico volume.
Entrambi descrivono le vicissitudini di un personaggio pericolosamente simile al sottoscritto, tra gli ultimi mesi del 2002 (il primo) e l’inizio del 2006 (il secondo).

Dal punto di vista della pura scrittura, credo si tratti del mio lavoro migliore. Ogni sfaccettatura del mio stile è presente nelle giuste dosi: abbonda l’ironia, talvolta demenziale, mentre i segmenti più introspettivi, al pari di quelli apertamente drammatici, sono disarmanti nella loro sincerità. Lo stile alterna brani di bella prosa di stampo classico, narrati per lo più in terza persona, ad altri in cui il protagonista–alter ego, a briglia sciolta, prende per mano il lettore, trascinandolo nel suo rutilante immaginario.

Non mi dilungo oltre, per altre delucidazioni c’è la nota al testo, e poi il modo migliore per farsi un’idea di ciò che vi aspetta è immergersi nella lettura di “Galvanoterapia”, piuttosto che sciropparsi le mie elucubrazioni su questo blog (io li detesto i blog, l’ho mai dichiarato pubblicamente? Detto, fatto!). Non sono mica un teleimbonitore che deve rifilarvi una batteria di pentole!

Il “doppio” romanzo è come sempre liberamente scaricabile tramite licenza Creative Commons. Presto ne pubblicherò altri, per il momento godetevi questo, che è qualcosa di eccelso. Se democraticamente non vi garba, beh, è un problema vostro e non mio!

giovedì 4 agosto 2011

Ljuboungherelli.it - Il sito ufficiale!

Come promesso, i fatti nudi e crudi. Più qualche immancabile orpello...

È finalmente attivo il mio sito ufficiale http://www.ljuboungherelli.it

Lì saranno progressivamente riversate le opere letterarie inedite che ho realizzato tra il 2001 e il 2008: nove romanzi e una raccolta di racconti, e potrebbe non essere tutto...

È risaputa la mia feroce avversione all’asfittico mondo editoriale italiano. Perciò ho deciso di smarcarmi dalle pastoie in cui mi sono trovato invischiato per anni, e fare tutto in proprio. I testi saranno liberamente scaricabili, protetti da licenze Creative Commons, affinché possano essere diffusi e fruiti da chiunque, a patto che non siano modificati e riportino i crediti originari.

Sono già disponibili due romanzi. “Focolaio del treno”, monumentale esordio, che nel 2001 segnò una prima svolta artistica nella mia carriera di scrittore. Quale miglior modo di festeggiare il decennale della stesura del vero e proprio manifesto programmatico della “periferia esistenziale”, se non condividendolo col mondo? È una bella mattonata, senza dubbio, ma al contempo una tappa fondamentale per comprendere appieno il mio successivo percorso.

I fuoriquota – Di nuovo verso il baratro” è un altro lavoro piuttosto complesso, portato a termine non senza intoppi nel settembre 2005, e rappresenta quanto di più ambizioso e sperimentale io abbia mai creato.

Entro la fine del 2011, saranno pubblicati altri romanzi, ed il piano delle ristampe prevede di avere online l’intero catalogo per il 2013. Invito dunque tutti a restare sintonizzati e scoprire, o riscoprire, i vari tasselli della storia letteraria del sottoscritto, che con somma modestia vi ricordo essere pur sempre il più grande scrittore vivente!

Ho provveduto personalmente a curare le revisioni definitive di tutti i lavori, che saranno accompagnati da una nota introduttiva redatta per l’occasione, e dai file contenenti prima e quarta di copertina, pure questi realizzati da me.

Resta inteso che, qualora trovassi valide ragioni per completare un nuovo romanzo, anch’esso sarà scaricabile dal sito. Per il momento mi limito ad una spudorata celebrazione di me stesso e di quanto di buono reputo d’aver offerto alla causa; la storia, come recita la chiusa della biografia che campeggia sul sito, è ancora da scrivere...

In conclusione, ringrazio infinitamente il webdesigner e webmaster del sito, nonché compagno di mille avventure, per l’ottimo lavoro svolto e per gli ulteriori grattacapi che gli arrecherò, costringendolo ad assumere il ruolo di Deus Ex Machina, o per meglio dire Deus Ex Maschera, anco nella gestione di questo spazio! http://www.vududesign.it

Ora e in futuro, saccheggiate il mio sito senza remore, diffondete l’idea e rispondete in piena coscienza: davvero sugli scaffali delle librerie ci sono così tante opere migliori di quelle che posso regalarvi io?
Non è ancora finita!

giovedì 21 luglio 2011

2001-2011: 10 anni di periferia esistenziale

In realtà, la storia non inizia nel 2001. Né finisce nel 2011. Ma per una volta, chi se ne frega! Troppo spesso, peraltro a ragione, vengo accusato d’essere eccessivamente pignolo, ai limiti, anzi oltre i limiti della maniacalità. Ecco dunque uno squarcio nell’apparato accusatorio dei miei detrattori, che per inciso, non essendoci granché da detrarre, non sono poi così numerosi (cit.).

Tuttavia, i tempi parrebbero maturi per fare il punto della situazione e guardare avanti, con la consapevolezza di potersi voltare verso il proprio passato senza necessariamente vedere orrore e brutti ricordi.

Quelli ci sono sempre, ci mancherebbe altro. Ma c’è anche una congrua eredità che merita d’esser messa a disposizione di coloro che vogliano fruirne.

Dieci anni vissuti costantemente sull’orlo del baratro. Dieci anni di potenziali colpi da k.o. incassati a ripetizione. Catarticamente, queste ferite mai del tutto rimarginate hanno contribuito alla costruzione di un percorso che, pur essendosi disvelato soltanto a pochi occhi e a pochissimi cuori, non ho dubbi possa risultare significante non ad esclusivo tornaconto del sottoscritto.

Non sono un benefattore dell’umanità né il salvatore della patria. Ho però qualcosa da dare, e lo offrirò a chiunque lo voglia. Non pretendo in cambio soldi o favori; mi accontento di un briciolo d’attenzione. Ma è facoltativa pure quella, non c’è da preoccuparsi più di tanto, non me ne avrò a male se non la otterrò!

A breve, questo schizzo appena abbozzato assumerà le specifiche di un disegno fatto e finito. Perché questi dieci anni non sono trascorsi invano, né se ne sono andati senza lasciare traccia alcuna.

martedì 12 luglio 2011

Inedito senza titolo, luglio 2011

Ricordo bene quel genere di sensazione, e il mio approccio ad essa. In verità, c’ho girato intorno per gran parte della mia vita. Posso tranquillamente affermare che, se sono qui adesso, è soprattutto perché sono stato spinto dalla continua ricerca di quella sensazione, dall’attrazione verso una sfida che è tanto più avvincente quanto più ardua appare la sua realizzazione. Forse è proprio l’improbabilità di successo a tenere tesa la corda e alimentare sogni e speranze. Il risultato, quand’anche riuscissi a conseguirlo, non avrebbe mai lo stesso gusto provato nel tentativo di arrivarci.

Oggi mi sento moderatamente in pace con me stesso ed il mondo, almeno rispetto ad altri periodi. Tuttavia, la strada che vedo pararmisi davanti rimane lastricata d’insidie ed intoppi. Che gli ostacoli debbano essere superati o aggirati, quel che per me conta è avere ben fissa nel cuore e nella mente l’eccitazione di mirare ad un bersaglio che chiunque non mi riterrebbe all’altezza di colpire. Poi, magari, centratolo, anziché esultare, mi apparirebbe scialbo e pretestuoso, inizierei a vedere il vuoto dentro e attorno a me, e il terrore di non aver più nulla per cui lottare mi schiaccerebbe inesorabilmente, e allora davvero non sarei in grado di risollevarmi.

Un episodio rivelatore. Un giorno, ero molto piccolo, sarà stato venticinque anni fa o poco meno, mi dimostrai estremamente brillante in una determinata situazione. Avevo raggiunto qualcosa di significativo, avrei avuto ottime ragioni per festeggiare. Eppure, forse per la prima volta nella mia vita, senz’altro la prima che riesca a focalizzare nella mente, avvertii quel retrogusto amaro che m’ha sempre impedito di godermi appieno le poche soddisfazioni che mi sono tolto. Da allora, magari inconsciamente, la rincorsa per me divenne di gran lunga più importante del salto. Il salto, spesso e volentieri, nemmeno l’ho spiccato.

Fatto sta che le persone complicate si ritrovano a dover gestire situazioni complicate. Fa parte del gioco, no? Tutto ciò che desideravo nella vita, non ho mai smesso di considerarlo possibile. Assai di rado ho tagliato dei traguardi che m’ero prefissato. Ma non m’importa granché. Mi restano ancora tante cose da fare prima di sgombrare il campo, che siano più o meno realistiche non fa differenza per me. Procedo per non disperdere l’ebbrezza di questa sensazione impagabilmente intensa.

Quei sogni li intravedo, sarebbero anche a portata di mano, cosicché non smetto d’inseguirli. Nei momenti bui mi rincuora enormemente avere degli obiettivi da perseguire, qualcosa in cui credere per andare avanti. È quel bagliore che appare di volta in volta, assumendo svariate fattezze, a convincermi che, sì, ne vale la pena.

Continuo a girarci intorno.

Sono ancora vivo.

giovedì 7 aprile 2011

Inedito senza titolo, aprile 2011

Quel pensiero aveva iniziato a frullargli nella testa da un po’ di tempo. Solo un pensiero, per di più sperso in un cervello saturo di miliardi d’altri pensieri, affastellati l’uno sull’altro a creare ulteriore marasma in un’esistenza già di per sé incasinata al cubo.

Era un pensiero che, le prime volte, s’era manifestato con una sorta di timidezza, quasi sapesse che il suo destino era di farsi scacciare con decisione, magari con una punta di scherno, finanche di disprezzo. Così infatti era accaduto. Troppe e troppo valide le ragioni per respingere un’idea tanto assurda. Nondimeno, accidenti a lui, quel pensiero non mollava, iniziando a farsi largo tra la pletora di suoi consimili che in cialtronesco disordine schizzavano nella sua mente alla stregua di palline di un flipper impazzito. In sostanza, quel pensiero gli suggeriva di riprovarci.

Impertinente, il pensiero prendeva coraggio e tornava alla carica, costringendolo infine, se non ad assecondarlo, quantomeno a riconsiderare tutta la situazione. Era obbligato ad ammettere di fronte a se stesso, cosa che fino a poco tempo prima nemmeno sotto tortura avrebbe fatto, di starci effettivamente rimuginando su. Quel pensiero poteva essere alimentato da un suo desiderio inconscio, o da una molla fatta scattare da qualcuno o qualcosa, o da chissà quale altro fattore. Intanto era lì ed era impossibile ignorarlo.

Non era stata una vita facile, né particolarmente gravida di soddisfazioni. Per molti anni, l’unica vera ancora di salvezza era stata rappresentata da ciò con cui adesso sbandierava di non voler avere più nulla a che spartire. Almeno in un’occasione, gli aveva letteralmente salvato il culo. Altrove, aveva riempito spaventevoli vuoti che lo avrebbero inesorabilmente inghiottito.

Tra alti e bassi, non erano mancate l’intensità e la voglia di spingersi sempre oltre, in nome di un sogno che, per quanto avvolto di visioni forse poco credibili, presentava continui, benché talora flebili, appigli alla realtà, che gli consentivano d’inseguire la famigerata luce intravista, o magari soltanto indovinata, in fondo al tunnel.

Poi, come in tutte le cose belle, erano giunti i titoli di coda. In sordina, una dissolvenza aveva portato via anni di lotte, sacrifici, dolori strazianti ma anche lampi di vibrante emozione, che avevano dipinto di vividi colori paesaggi altrimenti destinati ad avvizzire nel grigiore.

Non era stato un distacco brusco ma progressivo, sicché si era convinto che era giusto che fosse andata a finire così. Non doveva covare alcun rimpianto. Aveva dato il meglio di sé e, ne era fermamente convinto, aveva ottenuto risultati eccelsi, quantunque in pochi, là fuori nel mondo, fossero disposti a dargliene credito.

Senza dubbio, si sentiva svuotato e demotivato da quella che alla fine della fiera si era rivelata poco più di una lotta contro i mulini a vento. Inoltre, la paura di non essere in grado di far meglio di quanto già fatto lo persuadeva a rinchiudersi nel suo guscio, evitando di esporsi oltremodo agli sguardi altrui.
A far da contraltare, la sprezzante sicurezza di non avere più nulla da dimostrare a nessuno. Il suo lascito era lì, imponente e denso di significato, a disposizione di chiunque, che bisogno c’era di allungare il brodo?

Eppure, quel pensiero si ripresentava con sempre maggior pervicacia. Come la quiete di una domenica mattina in un appartamento sconquassato da un martello pneumatico azionato a tradimento al piano di sopra, reclama immediate contromisure d’emergenza (in primis la soppressione fisica della persona che ha scatenato l’inferno sulla terra), così era necessario affrontare la faccenda e legiferare in merito.

Il pragmatismo, pur inserito di straforo in un’anima votata al disordine emotivo ed esistenziale, non gli aveva mai fatto difetto. Addivenne perciò a porsi alcune domande.

Cosa sarebbe successo se c’avesse riprovato? Dentro di lui, innanzi tutto, bruciava ancora il fuoco di un tempo, oppure sopravviveva una scintilla che avrebbe potuto ravvivarsi al momento opportuno, o sotto la cenere non c’era rimasto un bell’accidente di nulla? Risposta: finché non avesse seriamente deciso di rimettersi in carreggiata, non lo avrebbe scoperto.

E ancora: se avesse deciso di riprovarci, donde sarebbe ripartito? In teoria era semplice: rinnovarsi da capo a piedi e, soprattutto, migliorarsi. Non ripetersi e risultare più interessante di quanto non fosse mai stato, nemmeno nei suoi momenti più alti, che a lungo aveva considerato irripetibili. Non esitare a trattare le sensazioni e gli argomenti più disparati. Divertimento, angoscia, orrore, tenerezza, disperazione. Un’unghia che penetra nella carne, un abbraccio avvolgente, un grido che squarcia la notte, un bacio sulle labbra, un cognacchino sparato a tutta forza nel muscolo quadricipite della coscia. Descrivere se stesso e il suo mondo attraverso gli altri. Più o meno ciò che aveva sempre fatto. La sfida più ostica: far sì che il futuro non fosse una sbiadita copia dell’illustre passato, ma un passo avanti lungo un sentiero che, nel corso degli anni, lo aveva visto crescere e maturare, attingendo dalle precedenti esperienze per raggiungere nuovi traguardi, senza arroccarsi su certezze già acquisite.

Infine: quand’anche c’avesse riprovato, e ci fosse riuscito, cos’avrebbe fatto dopo? A cosa gli sarebbe giovato rituffarsi nel vecchio vortice, che ad onta dei superlativi risultati finali, tante energie psicofisiche gli portava via senza che tangibili riscontri lo ripagassero in alcun modo? Ecco, a questi ultimi interrogativi non aveva ancora trovato risposte convincenti.

Però, diamine, era riuscito a far fronte a due obiezioni su tre! Qualche margine di manovra forse c’era per davvero! Giusto per far chetare quel petulante pensiero e, in caso tutt’altro che improbabile di fallimento, spazzarlo via definitivamente sull’onda dell’irrealizzabilità del progetto.

Certo, restavano trilioni di dubbi e timori (anzi, terrori!), il che era peraltro parte integrante della sua personalità, dunque non c’era da meravigliarsene. Non sarebbe stato semplice tornare a guardarsi dentro senza la tentazione di fuggire via terrorizzato da ciò che avrebbe visto. Ricordava bene come funzionavano certi meccanismi. Non s’era affatto dimenticato gli antichi tormenti, a cui sarebbe di nuovo andato incontro.

Non era per nulla sicuro di volerci riprovare. Però la porta sbarrata adesso mostrava un piccolo spiraglio.

Non era per nulla sicuro che avrebbe potuto riuscirci. Però quel piccolo spiraglio significava che, se c’era anche una sola possibilità che decidesse di riprovarci, c’era pure il rischio che potesse riuscirci!

Per il momento non aveva voglia di fare piani a lungo termine. Il passato era sempre lì, appollaiato sulla sua spalla, a mostrargli un ghigno poco amichevole, impossibile da eliminare anche prendendo tutte le distanze da ciò che era stato un tempo. Però dal passato poteva tentare di ripartire per (ri)costruire il futuro.

Forse, un giorno o l’altro, c’avrebbe riprovato.